La nuova norma UNI 10200:2013

La nuova norma UNI 10200:2013

La nuova norma UNI 10200:2013 razionalizza e dettaglia il metodo di ripartizione delle spese concependolo come parte integrante del progetto dell’impianto di termoregolazione e contabilizzazione.

PREMESSA

L’articolo 25, comma 5, della legge 10/91 prevede che: “Per le innovazioni relative all’adozione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato, l’assemblea di condominio decide a maggioranza, in deroga agli articoli 1120 e 1136 del codice civile.

Si tratta di una norma imperativa, non derogabile, che rende nulla qualsiasi indicazione contrattuale diversa.

Il comma 11 del DPR 59/09 affida alle vigenti norme UNI il compito di attuare questa disposizione di legge, in presenza di apparecchiature di contabilizzazione diverse. Ne deriva che qualsiasi correzione che tenga conto della posizione dell’alloggio e delle sue superfici disperdenti per una ripartizione non basata sull’effettivo consumo è illegale.

Nel mese di febbraio dell’anno in corso è stata pubblicata la nuova norma UNI 10200:2013 - Impianti termici centralizzati di climatizzazione invernale e produzione di acqua calda sanitaria - Criteri di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale ed acqua calda sanitaria. Rispetto alla precedente edizione del 2005 la variazione più evidente riguarda il numero di pagine, che passa da 23 a 80.

Ciononostante, come vedremo meglio più avanti, i principi su cui si fonda non sono variati, sono stati solo perfezionati. E’ stato invece maggiormente dettagliato il metodo di calcolo, per adattarlo alle varie tipologie impiantistiche. Nella versione precedente questa parte era veramente molto carente.

A prima vista sembrerebbe che siano state introdotte anche nuove “complicazioni” che, però, a nostro avviso, tali non sono. Per meglio comprendere quest’affermazione è utile inquadrare meglio la “filosofia” della norma, che non è esplicitamente dichiarata.

La Strategia Energetica Nazionale (SEN) pone il risparmio energetico negli edifici esistenti al primo posto di una graduatoria per la soluzione dei problemi energetici del nostro paese.

L’intervento di regolazione e contabilizzazione del calore non è un generico intervento di risparmio energetico, ma l’operazione preliminare che predispone l’edificio a ricevere ogni altro intervento di risparmio energetico, pur generando esso stesso un notevole risparmio.

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I progetti degli impianti di regolazione e di contabilizzazione costituiscono integrazione del progetto dell’impianto di riscaldamento e devono pertanto essere eseguiti, ai sensi della legge 10/91, da un tecnico abilitato. La corretta progettazione ed utilizzazione di questi impianti richiede, secondo la nuova norma, una serie di dati desumibili solo dalla diagnosi energetica, che è pertanto necessario eseguire.

L’esecuzione della diagnosi consente inoltre di evidenziare tutti i problemi dell’edificio, che possono essere affrontati contemporaneamente con l’intervento di regolazione e contabilizzazione, oppure programmati per un secondo tempo, secondo una successione ben definita.

La diagnosi quindi:

  • individua i problemi dell’edificio e consente di programmare anche in tempi diversi, ma secondo una sequenza ben definita, le opere di riqualificazione;
  • fornisce tutti i dati necessari per una corretta progettazione degli impianti di termoregolazione e contabilizzazione del calore e per un’equa ripartizione delle spese di riscaldamento ed ACS;
  • consente di calcolare, mediante un calcolo per zone, i dati necessari per la certificazione energetica di tutte le singole unità immobiliari, da stampare all’occorrenza, con una notevole riduzione dei costi.

E’ consigliabile che l’intervento di termoregolazione e contabilizzazione del calore sia accompagnato anche da altri interventi, quali la sostituzione del generatore di calore o l’isolamento termico di eventuali tubazioni nude o strutture molto disperdenti al fine di generare un risparmio consistente per tutti i condomini.

La sola contabilizzazione e termoregolazione, pur generando un risparmio che, mediamente, è dell’ordine del 15-25%, non è uniforme per tutti i condomini, per cui alcuni avranno un risparmio maggiore rispetto ad altri, che saranno pertanto meno soddisfatti.

La sostituzione di un vecchio generatore, con uno a condensazione correttamente dimensionato, aggiunge un notevole risparmio, uniformemente distribuito tra i condomini, migliorando il loro grado di soddisfazione.

Ciò premesso, vediamo nel dettaglio i diversi miglioramenti introdotti nella UNI 10200:2013, rispetto alla versione precedente.

COMPOSIZIONE DELLA SPESA

La nuova norma conserva i medesimi principi della norma precedente (distinzione tra componente energetica e componente gestionale e tra quota a consumo e quota fissa). Tali principi sono stati, però, maggiormente dettagliati ed applicati, in modo più rigoroso, a ciascun servizio (climatizzazione invernale e produzione di ACS).

La spesa totale (St) è dunque data, in generale, dalla sommatoria delle spese relative ai singoli servizi:

St = ∑ St,j     [€]     (per j = cli o acs)

dove:
St,j       è la spesa totale per il servizio j [€].

La spesa totale per il generico servizio (St,j), data dalla somma di una componente energetica ed una componente gestionale, deve essere a sua volta scomposta, ai fini della ripartizione, in una quota a consumo ed una quota fissa:

St,j = Se,j + Sg,j =  Sc,j + Sp,j   [€]

dove:
Se,j   è la spesa energetica [€];
Sg,j   è la spesa gestionale [€];
Sc,j   è la quota a consumo [€];
Sp,j   è la quota fissa [€].

La quota a consumo (Sc,j) è legata al consumo volontario, ossia alla sommatoria dei prelievi di energia delle singole utenze:

Sc,j = cj x Qv,j = cj x ∑ Qui,j      [€]

dove:
cj    è il costo unitario dell’energia termica utile [€/kWht];
Qv,jè il consumo volontario totale [kWht];
Qui,j è il consumo volontario di energia termica utile della singola unità immobiliare [kWht].

La quota fissa (Sp,j) è legata al consumo involontario (dispersioni dell’impianto) ed alla spesa gestionale (conduzione e manutenzione ordinaria e gestione del servizio di contabilizzazione):

Sp,j = cj x Qinv,j + Sg,j      [€]

dove:
Qinv,j     è il consumo involontario [kWht];
Sg,j       è la spesa gestionale [€].

Ciascuna componente di spesa deve essere ripartita, tra le varie unità immobiliari, secondo uno specifico criterio.

CRITERI DI RIPARTIZIONE

E’ stato conservato il principio di base secondo cui la quota a consumo deve essere ripartita in base ai consumi effettivi mentre la quota fissa deve essere ripartita in base ad un criterio di uso potenziale dell’impianto. Tale principio è stato però perfezionato ed adattato ai differenti servizi.

In particolare:

  • la quota a consumo (Sc,j) deve essere ripartita, per ciascun servizio, in base ai consumi di energia termica utile delle singole unità immobiliari (Qui,j);
  • la quota fissa (Sp,j) deve essere ripartita:
    • per il servizio ACS, in base ai millesimi di fabbisogno di energia termica utile per ACS (mQh,ui,acs);
    • per il servizio climatizzazione invernale: se l’impianto è dotato di termoregolazione (uso potenziale dell’impianto espresso dai fabbisogni), in base ai millesimi di fabbisogno di energia termica utile per climatizzazione invernale (mQh,ui,cli); se l’impianto è privo di termoregolazione (uso potenziale dell’impianto espresso dalle potenze termiche installate), in base ai millesimi di potenza termica installata (mF,ui).

Occorre inoltre ricorrere, in ogni caso, ai millesimi di fabbisogno qualora la potenza termica installata non sia definibile secondo i metodi prescritti dalla norma UNI 10200 (corpi scaldanti differenti dai radiatori e dalle piastre radianti).

I fabbisogni di energia termica utile delle singole unità immobiliari (Qh,ui,j) devono essere calcolati secondo la norma UNI/TS 11300 (parti 1 e 2).

Secondo quanto indicato dalla norma, i fabbisogni di energia termica utile delle singole unità immobiliari dovrebbero essere comprensivi, per maggior precisione, delle perdite di zona (emissione o erogazione, regolazione e distribuzione) che competono a ciascuna unità immobiliare.

Tale precisazione rende più “oneroso” il calcolo dei fabbisogni, che richiederebbe, in tale caso, il reperimento di dati e l’uso di algoritmi legati non solo all’involucro dell’edificio, ma anche all’impianto.

Si tenga tuttavia presente che, qualora l’impianto sia caratterizzato da un unico circuito (ossia da un solo tipo di emissione, regolazione e distribuzione), adottando i fabbisogni ideali (al netto delle perdite), in luogo di quelli effettivi (comprensivi delle perdite), non si commette, ai fini del calcolo dei millesimi, alcun errore essendo i rendimenti di emissione, regolazione e distribuzione non distinguibili da zona a zona.

Al contrario, qualora l’impianto sia caratterizzato da più circuiti (intesi come gruppi di locali ciascuno con un proprio tipo di emissione, regolazione e distribuzione), il calcolo dei millesimi differirebbe a seconda che si usino i fabbisogni ideali o effettivi.

Nel prospetto 1 sono riassunte le principali differenze tra la norma del 2005 e quella del 2013 per quanto concerne la composizione della spesa ed i criteri di ripartizione.

p2044 FS DS 10200 prospetto 1

Prospetto 1 - Composizione della spesa e criteri di ripartizione: confronto tra la norma del 2005 e quella del 2013

QUOTE DI SPESA DA ATTRIBUIRE ALLE SINGOLE UTENZE

La composizione della spesa individuale ricalca quella della spesa totale.
La spesa totale da attribuire alla singola utenza (st) è dunque data dalla sommatoria delle spese relative ai singoli servizi:

st =  ∑ st,j   [€]    (per j = cli o acs)

dove:
st,j  è la spesa totale per il servizio j [€].

La spesa totale relativa al singolo servizio (st,j) è, a sua volta, data dalla somma di una quota a consumo ed una quota fissa:

st,j = sc,j + sp,j       [€]

dove:
sc,j  è la quota a consumo [€];
sp,j  è la quota fissa [€].

La quota a consumo (sc,j) è proporzionale al consumo effettivo di energia termica utile della singola utenza:

sc,j = cj x Qui,j      [€]

dove:
cj       è il costo unitario dell’energia termica utile [€/kWht];
Qui,j    è il consumo di energia termica utile della singola unità immobiliare [kWht].

La quota fissa (sp,j) si ottiene ripartendo la quota fissa totale in base ai millesimi di potenza o di fabbisogno:

sp,j = Sp,j x mΦ/Qh,ui,j x 10-3    [€]

dove:

Sp,j            è la quota fissa totale [€];
mΦ/Qh,ui,j   sono i millesimi di potenza o di fabbisogno della singola unità immobiliare [-].

PROCEDURA DI CALCOLO

A differenza che nella norma precedente, viene definita una procedura di calcolo sistematica che, attraverso una serie di passaggi sequenziali, consente di applicare i principi enunciati dalla norma a differenti realtà impiantistiche (per esempio: sottosistemi di generazione multipli e polivalenti, combinati o separati e dotati o meno di contabilizzazione; compresenza di sistemi di contabilizzazione differenti, ecc.).

Vengono inoltre fornite indicazioni in merito alla formulazione del prospetto previsionale (stima dei consumi e delle spese) ed alla gestione di alcuni casi particolari (tubazioni a vista nei locali, locali ad uso collettivo, ecc.).

La norma è altresì dotata di numerose appendici normative ed informative riguardanti aspetti specifici quali le tipologie di impianto termico centralizzato, il progetto dell’impianto di termoregolazione e contabilizzazione, il calcolo delle potenze termiche dei corpi scaldanti, ecc.

In particolare, il calcolo delle potenze termiche dei corpi scaldanti è stato maggiormente approfondito e dettagliato, rispetto alla norma precedente, tramite l’introduzione di un nuovo metodo di calcolo (metodo UNI EN 442-2).

La procedura di calcolo può essere sintetizzata in dieci passaggi, come indicato nel prospetto 2.

p2044 FS DS 10200 prospetto 2

Prospetto 2 - Procedura di calcolo

COSTO UNITARIO DELL’ENERGIA TERMICA UTILE (cj)

Il costo unitario dell’energia termica utile (cj), ovvero il costo di produzione dell’energia nel condominio, rappresenta un parametro particolarmente significativo in quanto indicativo dell’efficienza globale dell’impianto: quanto più questo costo è basso, tanto più l’impianto è efficiente.

Il calcolo di tale parametro è stato particolarmente affinato in quanto, da un lato, viene effettuato, distintamente, per ciascun servizio, dall’altro, consente di gestire la compresenza di differenti generatori e vettori energetici tenendo conto, nel contempo, di eventuali contributi “gratuiti” dovuti all’uso di fonti rinnovabili.

Si applicano pertanto le seguenti formule:

Costo unitario dell’energia termica utile (cj):

cj = Se,j / Qt,j [€/kWht]
(per j = cli o acs)

 Spesa energetica (Se,j):

Se,j = ∑ (cve x Qve,j  [€]

Consumo totale di energia termica utile (Qt,j):  

Qt,j = S Qgn,j            [kWht]

dove:
cve     è il costo unitario del singolo vettore energetico [€/kWht, kWhel, m3 o kg];
Qve,j   è il consumo del singolo vettore energetico [kWht, kWhel, m3 o kg];
Qgn,j   è il contributo di energia termica utile fornito dal singolo generatore [kWht].

Per “vettore energetico” si intendono i combustibili, l’energia termica utile prelevata dalla rete di teleriscaldamento e l’energia elettrica prelevata dalla rete di distribuzione.

Per “contributo di energia termica utile fornito dal singolo generatore” si intende l’energia erogata dal generatore ed immessa nella rete di distribuzione (al netto delle perdite di generazione).

CONSUMO INVOLONTARIO (Qinv,j)

Il consumo involontario (Qinv,j) rappresenta la componente del consumo dovuta alle dispersioni della rete di distribuzione (distribuzione primaria, distribuzione secondaria ed accumulo).

Rispetto alla precedente versione della norma, il calcolo di tale parametro, necessario per quantificare la spesa fissa, viene effettuato, distintamente, per ciascun servizio (climatizzazione invernale ed ACS).

Vengono inoltre fornite maggiori specificazioni in merito alla stima del consumo involontario per climatizzazione invernale (Qinv,cli) nel caso di presenza di ripartitori.

Devono essere quindi applicate le seguenti formule:

  • per il servizio ACS (contatori volumetrici) o qualora le unità immobiliari siano dotate di contatori di calore:

Qinv,j = Qt,j - Qv,j    [kWht]
(per j = cli o acs)

  • qualora le unità immobiliari siano dotate di ripartitori:
    • se si applica il metodo analitico:
      Qinv,j = Pd,j    [kWht]     (per j = cli)
    • se si applica il metodo semplificato:
      Qinv,j = Qh,id,j x fd,j      [kWht]     (per j = cli)

dove:
Qt,j       è il consumo totale [kWht];
Qv,j      è il consumo volontario totale [kWht];
Pd,j       sono le perdite teoriche annue della rete di distribuzione [kWht];
Qh,id,j    è il fabbisogno ideale annuo di energia termica utile dell’involucro edilizio [kWht];
fd,j        è la frazione del fabbisogno ideale annuo dell’involucro edilizio da attribuire alle perdite di distribuzione [-].

Le perdite teoriche annue della rete di distribuzione (Pd,j) ed il fabbisogno ideale annuo di energia termica utile dell’involucro edilizio (Qh,id,j) devono essere stimati secondo la norma UNI/TS 11300 (parti 1 e 2).

Il coefficiente fd,j può essere ricavato da un prospetto di valori precalcolati, in cui viene dettagliata l’incidenza delle perdite di distribuzione sul fabbisogno ideale di energia termica utile in funzione delle differenti tipologie impiantistiche.

GENERATORI PRIVI DI CONTABILIZZAZIONE

L’energia termica utile erogata dal singolo generatore (Qgn,j) dovrebbe essere, quando possibile, contabilizzata con un contatore di calore.

In assenza di quest’ultimo, l’energia erogata deve essere “stimata” con le seguenti modalità:

  • se si tratta di un generatore a combustione:

Qgn,j = (L2 - L1) x PCI x η      [kWht]
(per j = cli o acs)

  • se si tratta di una pompa di calore:

Qgn,j = (L2 - L1) x COP       [kWht]
(per j = cli o acs)

  • altrimenti (esempio: impianto solare termico):

Qgn,j = Q’gn,j       [kWht]
(per j = cli o acs)

dove:
L1 ed L2     sono le letture iniziale e finale del contatore di combustibile o di energia elettrica [m3, kg o kWhel];
PCI           è il potere calorifico inferiore del combustibile [kWht/m3 o kg];
h              è il rendimento di generazione medio stagionale del generatore [-];
COP         è il coefficiente di prestazione medio stagionale della pompa di calore [-];
Q’gn,j         è il contributo teorico annuo di energia termica utile fornito dal generatore [kWht].

I dati teorici, ossia il rendimento (o coefficiente di prestazione) medio stagionale ed il contributo teorico annuo di energia termica utile erogato dal generatore, devono essere stimati secondo la norma UNI/TS 11300 (parti 1, 2 e 4).

Si tenga presente che, nel caso di impianto solare termico, l’energia termica utile teorica erogata dal generatore deve essere considerata al netto dell’eventuale eccedenza rispetto al fabbisogno.

VETTORI ENERGETICI O GENERATORI ASSERVITI A PIÙ SERVIZI

Qualora un certo vettore energetico (o un certo generatore) sia asservito, contemporaneamente, a più servizi (climatizzazione invernale, ACS ed eventuali altri usi), il rispettivo consumo (o, nel caso del generatore, il rispettivo contributo di energia utile) deve essere suddiviso, ai fini del calcolo della spesa energetica e del costo unitario dell’energia termica utile, tra i differenti servizi.

I coefficienti di ripartizione (kj) devono essere calcolati, in funzione di dati teorici, con le seguenti formule:

  • per quanto concerne i vettori energetici:
    kj = Q’ve,j / ∑ Q’ve,j [-]
    (per j = cli, acs ed eventuali altri usi)
  • per quanto concerne i generatori:
    kj = Q’gn,j / ∑ Q’gn,j   [-]
    (per j = cli, acs ed eventuali altri usi)

dove:
Q’ve,j    è il consumo teorico annuo del singolo vettore energetico (es. gas naturale o energia elettrica) [kWht, kWhel, m3 o kg];
Q’gn,j    è il contributo teorico annuo di energia termica utile fornito dal singolo generatore [kWht].

In generale, qualora una certa grandezza “effettiva” debba essere ripartita tra differenti servizi, si ricorre alle corrispondenti grandezze “teoriche”, ossia calcolate, relative ai vari servizi.

Qualora non si disponga dei dati teorici e la tipologia di impianto ricada in una situazione “tipica”, può essere ragionevole ricorrere a valori precalcolati (esempio nel caso di edificio esistente con generatore a gas combinato: 0,7 per la climatizzazione invernale e 0,3 per la produzione di ACS).

I dati teorici, ossia i consumi dei vettori energetici ed i contributi di energia termica utile forniti dai generatori, devono essere calcolati secondo la norma UNI/TS 11300 (parti 1, 2 e 4).

COMPRESENZA DI SISTEMI DI CONTABILIZZAZIONE DIFFERENTI

Qualora, in un medesimo edificio, coesistano sistemi di contabilizzazione differenti (esempio contatori di calore, ripartitori ed assenza di contabilizzazione) il consumo della singola utenza dotata di ripartitori (Qui,r) deve essere determinato con la seguente formula (ripartendo il consumo totale, “depurato” della quota involontaria e dei consumi delle eventuali utenze dotate di sistemi di contabilizzazione differenti, in base alle unità di ripartizione):

Qui,r,j = (Qt,j - Qinv,j - ∑ Qui,cc,j - ∑ Qui,sc,j)x(ur/∑ ur)     [kWht]     (per j = cli)

 dove:

Qt,j        è il consumo totale [kWht];
Qinv,j     è il consumo involontario [kWht];
Qui,cc,j   è il consumo della singola utenza dotata di un contatore di calore [kWht];
ui,sc,j     è il consumo della singola utenza priva di contabilizzazione [kWht];
ur         sono le unità di ripartizione della singola utenza [-].

I consumi delle utenze dotate di contatori di calore si determinano, semplicemente, in base alle letture dei contatori.

I consumi delle eventuali utenze prive di contabilizzazione (caso residuale) devono essere, invece, stimati secondo la norma UNI/TS 11300 (parti 1 e 2).

ASSENZA DI TERMOREGOLAZIONE E CONTABILIZZAZIONE

Qualora tutte le unità immobiliari siano prive di termoregolazione e contabilizzazione, non è possibile distinguere tra quota a consumo e quota fissa per cui la spesa totale, data dalla somma delle componenti energetica e gestionale, deve essere ripartita tra le singole unità immobiliari in base ai millesimi di potenza (per il servizio climatizzazione invernale) o di fabbisogno (per il servizio ACS).

La quota di spesa da attribuire alla singola utenza è quindi data dalla seguente formula:

st,j = St,j x mΦ/Qh,ui,j x 10-3     [€]
(per j = cli o acs)

dove:
St,j               è la spesa totale [€];
mF/Qh,ui,j   sono i millesimi di potenza o di fabbisogno della singola utenza [-].

FORMULAZIONE DEL PROSPETTO PREVISIONALE

Per “prospetto previsionale” si intende un prospetto riassuntivo dei consumi e dei costi presunti. Tale prospetto deve essere redatto all’inizio della prima stagione di attivazione degli impianti (edifici di nuova costruzione o sottoposti ad interventi di riqualificazione) e tenuto come “riferimento” per il successivo monitoraggio dei consumi e dei costi stagionali.

Ai fini della formulazione del prospetto previsionale, si applica la procedura di base per la ripartizione delle spese (prospetto 2) con la differenza che i costi dei vettori energetici, così come le spese gestionali, devono essere ipotizzati, ad esempio, tramite preventivi mentre i consumi (di combustibile, energia termica utile ed energia elettrica) devono essere stimati secondo le norme UNI/TS 11300 (condizioni standard).

La formulazione del prospetto previsionale richiede, pertanto, un calcolo delle prestazioni energetiche dell’edificio, eseguito da un tecnico.

LOCALI AD USO COLLETTIVO

Per “locali ad uso collettivo” si intendono eventuali zone adibite ad uso comune quali vani scale riscaldati, sale destinate a riunioni condominiali, ecc.

Le quote di spesa, per consumo e per potenza termica impegnata, relative a tali locali devono essere suddivise tra le singole unità immobiliari in base ai millesimi di proprietà (mp).

Le quote di spesa da attribuire alle singole unità immobiliari devono essere quindi “corrette” nel seguente modo:

Quota a consumo (sc,j):

sc,j = cj x Qui,j + cj x ∑ Quc,j x mp x 10-3  [€]     
(per j = cli o acs)

Quota fissa (sp,j):

sp,j = Sp,j x mΦ/Qh,ui,j x 10-3 + Sp,j x ∑ mΦ/Qh,uc,j x mp x 10-6 [€]
(per j = cli o acs)

dove:
cj              è il costo unitario dell’energia termica utile [€/kWht];
Qui,j           è il consumo di energia termica utile della singola unità immobiliare [kWht];
Sp,j            è la quota fissa totale [€];
mF/Qh,ui,j   sono i millesimi di potenza o di fabbisogno della singola unità immobiliare [-];
Quc,j          è il consumo di energia termica utile del singolo locale ad uso collettivo [kWht];
mΦ/Qh,uc,j   sono i millesimi di potenza o di fabbisogno del singolo locale ad uso collettivo [-];
mp            sono i millesimi di proprietà [-].

I locali ad uso collettivo vengono dunque considerati, a tutti gli effetti, come degli “appartamenti” alle cui spese devono contribuire, congiuntamente, tutti i condomini, ciascuno in proporzione ai propri millesimi di proprietà.

CALCOLO DELLE POTENZE TERMICHE DEI CORPI SCALDANTI (APPENDICE D)

Il calcolo delle potenze termiche dei corpi scaldanti può essere diretto ai seguenti scopi: la determinazione, quando necessario, dei millesimi di potenza termica installata; la programmazione dei ripartitori (ai fini del progetto dell’impianto di contabilizzazione indiretta) ed il calcolo delle portate di fluido termovettore dei corpi scaldanti (ai fini del progetto dell’impianto di termoregolazione).

La potenza termica emessa dal corpo scaldante (Φcs,Δt60), riferita, per gli scopi della norma, ad un salto termico di 60 °C, deve essere calcolata con le seguenti formule:

Potenza termica emessa (Φcs,Δt60):   Φcs,Δt60 = (314 x S) + (C x V) [W]

Superficie (S): 
S = 2 x h x l + 2 x p x l + 2 x p x h  [m2]

Volume (V):
V = h x p x l   [m3]

dove:

h, l e p  sono le dimensioni del corpo scaldante (altezza, larghezza e profondità) [m];

          è il coefficiente di emissione volumetrica caratteristico del corpo scaldante [W/m3].

A seconda della modalità con cui viene determinato il coefficiente C, sia parla di metodo UNI EN 442-2 o di metodo dimensionale. In particolare, il coefficiente C può essere:

  • calcolato in base alla potenza termica nominale del corpo scaldante (metodo UNI EN 442-2);
  • ricavato da un prospetto di valori precalcolati, definiti sperimentalmente e validi per spessori dei mozzi compresi tra 50 e 60 mm (metodo dimensionale).

Quanto al campo di applicazione dei due metodi:

  • per i corpi scaldanti successivi al ‘95, dotati di marcatura CE, si applica il metodo UNI EN 442-2;
  • in tutti gli altri casi, qualora i dati UNI EN 442-2 non siano reperibili, si applica il metodo dimensionale.

Ai fini del calcolo del coefficiente C, i dati UNI EN 442-2 (potenza termica nominale), riferiti ad un salto termico di 50 ° C e ad un radiatore di prova di almeno dieci elementi, devono essere ricondotti ad un salto termico di 60 °C ed al reale numero di elementi costituenti il corpo scaldante.

Il coefficiente C deve essere dunque determinato riconducendo, ad un salto termico di 60 °C, la potenza termica emessa dal singolo elemento (ottenuta dividendo quella totale per il numero di elementi) ed in seguito applicando, in modo inverso, la formula per il calcolo della potenza (in funzione di superficie e volume) ad un radiatore “fittizio” costituito da dieci elementi.

Si tenga presente che, nel caso di termoarredo, occorre, semplicemente, ricondurre la potenza termica nominale ad un salto termico di 60 °C, senza ricorrere all’”artificio” del radiatore fittizio, essendo il radiatore di prova costituito da un solo elemento.

Alla potenza emessa dal corpo scaldante deve essere poi sommata quella emessa dalle tubazioni di ingresso ed uscita, ossia dalle tubazioni di mandata e ritorno afferenti al corpo scaldante.

TUBAZIONI A VISTA NEI LOCALI

In alcuni vecchi edifici con impianti a gravità può capitare che le unità immobiliari siano dotate di tubazioni “nude” a vista nei locali. Di tali tubazioni, da considerare, a tutti gli effetti, come corpi scaldanti fittizi, occorre determinare l’energia emessa, ai fini della valutazione del consumo globale di energia termica utile dell’unità immobiliare e, se necessario, ad esempio per la taratura dei ripartitori, la potenza emessa.

Ai fini della valutazione dell’energia emessa è possibile:

  • ipotesi a: dotare la tubazione di ripartitori;
  • ipotesi b (soluzione più economica): valutare, “una tantum”, l’energia annua dispersa dalla tubazione (secondo UNI/TS 11300) e sommarla al consumo di energia utile dell’unità ammobiliare (Q*ui,j = Qui,j + Ptub).

Ai fini della valutazione della potenza emessa, si applica il metodo dimensionale (valore di C corrispondente al caso di “tubo nudo” o calcolo in funzione dell’emissione specifica lineica della tubazione).

PROGETTO DELL’IMPIANTO DI TERMOREGOLAZIONE E CONTABILIZZAZIONE (APPENDICE B)

La nuova norma è dotata di una specifica appendice (appendice B) dedicata al progetto dell’impianto di termoregolazione e contabilizzazione.

In particolare, il progetto dell’impianto di termoregolazione (bilanciamento dell’impianto) deve includere il calcolo delle portate di fluido termovettore dei corpi scaldanti, la determinazione delle bande proporzionali o dei gradi di preregolazione delle valvole termostatiche ed il dimensionamento della pompa di circolazione.

Il progetto dell’impianto di contabilizzazione si articola in una serie di passi, parte dei quali si differenziano a seconda che si tratti di contabilizzazione diretta o indiretta, tra cui si annoverano il calcolo delle potenze termiche dei corpi scaldanti e la formulazione del prospetto di ripartizione delle spese.

MODULISTICA ED ESEMPI DI CALCOLO (APPENDICI C ED F)

Sono state inserite nella norma due nuove appendici riguardanti, rispettivamente, la modulistica (appendice C) e gli esempi di calcolo (appendice F).

In particolare, vengono forniti tre distinti esempi di applicazione della procedura di calcolo riguardanti situazioni impiantistiche differenti (generazione combinata o separata, contatori di calore o ripartitori, ecc.).

Vengono inoltre forniti alcuni modelli di modulistica tra cui il prospetto a consuntivo o previsionale di ripartizione delle spese, il prospetto millesimale riassuntivo ed il certificato di potenza termica installata.

CONCLUSIONI

Da quanto sopra emerge come la nuova norma, molto più articolata rispetto all’edizione precedente, si ponga un duplice obiettivo: da un lato, rendere più rigorosa e sistematica la procedura di ripartizione delle spese, così da fornire agli utenti maggiori garanzie di equità e trasparenza, dall’altro, inquadrare la ripartizione spese in un contesto più generale, di attenzione al risparmio energetico ed alla riqualificazione energetica degli edifici, con conseguente risparmio e beneficio per tutti i condomini.

Si tenga inoltre presente come la ripartizione spese possa richiedere, per differenti motivi ed in determinati casi (esempio formulazione del prospetto previsionale, stima del consumo involontario, ecc.), un calcolo delle prestazioni energetiche dell’edificio, da effettuarsi, “una tantum”, ad opera di un tecnico ed in conformità alle norme UNI/TS 11300.

Per tali ragioni ed in virtù delle conoscenze richieste, la ripartizione delle spese rientra, a tutti gli effetti, così come la diagnosi e certificazione energetica ed il progetto degli impianti (termico, di termoregolazione e di contabilizzazione) tra le attività che competono ai tecnici del settore termotecnico.

Pubblicato il: 30/06/2013
Autore: D. Soma, F. Soma