La norma UNI 10200:2013 è una norma “difficile”?

La norma UNI 10200:2013 è una norma “difficile”?

L’edizione 2013 della norma UNI 10200 “Criteri di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale ed acqua calda sanitaria”, ha generato qualche perplessità, soprattutto per l’aumento considerevole del numero di pagine rispetto all’edizione del 2005. E’ pertanto utile qualche spiegazione. 

L’edizione della norma UNI 10200 del 2005 era particolarmente sintetica nel metodo di calcolo per la ripartizione: questo funzionava bene solo se applicato ad un impianto con un solo generatore per riscaldamento. Se l’impianto era più complesso l’utente non era supportato dalla norma.

All’inizio dei lavori di revisione il gruppo di lavoro ha dovuto decidere fra due opzioni:

  1. enunciare con precisione i principi su cui si basa la ripartizione delle spese di climatizzazione, lasciando al termotecnico di realizzarli, adattando il metodo di ripartizione al proprio impianto;
  2. fornire un metodo adattabile ai più svariati tipi di impianto.

Con ampia maggioranza è stata scelta la seconda opzione, non senza qualche dubbio, data la grande varietà di impianti esistenti. L’obiettivo era di fornire un metodo utilizzabile per la maggioranza degli impianti, pur non escludendo che, in casi particolari, si dovesse ricorrere comunque a qualche adattamento.

Questa scelta ha comportato non poche difficoltà, data la variabilità dei sistemi di produzione, dei vari tipi di vettori energetici e delle tipologie di distribuzione ed emissione.

La complessità è per la verità solo apparente; l’utente potrà constatare che se la norma è applicata ad un impianto molto semplice, con un solo generatore di calore e con contabilizzazione diretta, molti addendi si azzerano ed il calcolo diventa assai semplice. Se l’impianto è invece complesso, utilizza più vettori energetici e diverse tipologie di contatori, il calcolo diventa più complesso, e la norma costituisce allora un’utile guida.

In linea generale è però utile precisare che le norme UNI non sono obbligatorie. Se sono stati compresi e sono osservati i principi che sono alla base dei criteri di ripartizione, il calcolo può essere adattato ad una particolare situazione in piena legittimità.

È utile però precisare che la norma UNI costituisce presunzione di osservanza della regola dell’arte (in questo caso osservanza dei principi dettati dalla legge). La non osservanza della norma pone l’utente, in caso di contestazioni, nella condizione di dover dimostrare di aver osservato i principi di legge.

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I PRINCIPI FONDAMENTALI

È quindi importante ribadire i principi fondamentali che sono alla base dei criteri di ripartizione.

1. Legge 10/91, Art. 26, Comma 5:

“...per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato ...”

2. D.P.R. 02.04.2009 n. 59, Art. 4, Comma 11:

“Le apparecchiature installate ai sensi del comma 10 devono assicurare un errore di misura, nelle condizioni di utilizzo, inferiore a più o meno il 5%(*), con riferimento alle norme UNI in vigore. Anche per le modalità di contabilizzazione si fa riferimento alle vigenti norme e linee guida UNI.”

NOTA (*): L’errore del 5% si riferisce alla contabilizzazione diretta. La precisione dei contatori di calore dipende, infatti, dalle condizioni di lavoro dei dispositivi (portate e differenze di temperatura) sulle quali il progettista può e deve incidere per contenere l’errore. Per la contabilizzazione indiretta occorre invece osservare le indicazioni della norma. La precisione è quella tipica del sistema.

3. Norma UNI 10200 - Punto 11 - Paragrafo 4:

“I risultati della ripartizione delle spese, se ottenuti con dispositivi che non sono in grado di misurare l’energia effettivamente assorbita, ma forniscono un certo numero di unità di ripartizione o scatti (contabilizzazione indiretta), non devono differire in modo significativo da quelli che potrebbero essere ottenuti con contatori di calore (contabilizzazione diretta).”

4. Consumo Volontario e Consumo Involontario

Il consumo volontario si ripartisce in base ai consumi registrati dalle apparecchiature, mentre il consumo involontario si ripartisce in base alla potenziale capacità di consumare, rappresentata dal fabbisogno delle diverse unità immobiliari.

P2046 DS FS 10200 Schema

Come si vede, i principi sono pochi e chiari e la norma fornisce i dettagli per la loro applicazione. Non sempre però i dettagli sono sufficientemente esaurienti. Sono state segnalate alcune lacune che, previa discussione nel gruppo di lavoro, potranno costituire la base per alcune integrazioni.

Le segnalazioni riguardano:

Aspetti formali (terminologia e simboli)

La terminologia ed i simboli devono essere allineati alle specifiche tecniche UNI/TS 11300 (ciò è importante al fine di agevolare il calcolo ed il reperimento dei dati forniti dalla diagnosi).

Millesimi di fabbisogno

  • Uso dei fabbisogni ideali (QX,nd), al netto delle perdite (al fine di semplificare il calcolo).
  • Calcolo secondo la modalità di valutazione A2 (dati climatici, utenza e conduzione dell’impianto standard).
  • Fabbisogni riferiti all’edificio originario, così come progettato e costruito senza tenere conto di interventi successivi che non siano modifiche alla rete di distribuzione.

Consumo involontario

Se si adottano i valori tabulati, il coefficiente kinv deve esse applicato all’energia erogata dalla caldaia (misurata da un contatore di calore o determinata attraverso il consumo di combustibile ed il rendimento di generazione). Secondo la norma si applica invece al fabbisogno ideale dell’involucro (ciò è in contrasto con le modalità con cui sono stati ricavati i valori tabulati).

Tubazioni a vista

  • Le emissioni delle tubazioni, calcolate in modo analitico secondo la UNI/TS 11300-2 - Appendice A, determinano una componente di spesa aggiuntiva per le unità immobiliari che ne sono provviste.
  • ll consumo involontario deve essere calcolato al netto delle emissioni suddette (altrimenti sarebbero conteggiate due volte).

Prospetto previsionale

  • Deve fornire una previsione indicativa delle spese in condizioni convenzionali.
  • Nel caso i consumi differiscano dalle previsioni, può essere un utile riferimento per incentivare comportamenti virtuosi.
  • Calcolo secondo la modalità di valutazione A3 (dati climatici ed utenza standard, conduzione dell’impianto reale).
  • Deve essere riferito all’edificio attuale, dopo eventuali interventi di risparmio energetico.

Case di vacanza

  • La norma, così com’è, non è applicabile agli edifici con occupazione saltuaria poiché il consumo involontario, se calcolato preliminarmente attraverso il metodo semplificato (tabella) o analitico (calcolo dispersioni), potrebbe risultare superiore al consumo totale determinando così consumi volontari negativi.
  • Possibili soluzioni:
    1) valorizzare l’unità di ripartizione (consigliata);
    2) determinare il kinv effettivo, ipotizzando che vari linearmente in funzione del grado di occupazione (vedi grafico).

P2046 DS FS GraficoModificato

Esempi di variazioni del Kinv per le prime e le seconde case.

Quando il grado di occupazione è molto basso, la migliore approssimazione è rappresentata dalla valorizzazione dell’unità di ripartizione (per es. 1 kWh/unità), sebbene si tratti di un uso improprio dei ripartitori.

Per gradi di occupazione più elevati si può utilizzare anche la seconda opzione che è però approssimata perché non è possibile prevedere quali tratti del sistema di distribuzione rimangono attivi e quali inattivi (freddi). La perdita della rete dipende dalla posizione degli appartamenti occupati, che possono essere vicini o lontani dalla caldaia coinvolgendo, secondo i casi, tratti diversi di tubazioni di distribuzione.

In attesa che il gruppo di lavoro si pronunci sulle questioni sopra segnalate, riteniamo che gli operatori del settore che devono utilizzare la norma possano già applicare, se li condividono, i concetti sopra esposti.

Pubblicato il: 30/06/2014
Autore: D. Soma, F. Soma